Avveduti 2018 – facendosi legno per telai
7a edizione – 2018
a cura di chiara moro
Nel legno si cela un messaggio profondo, capace di propagarsi nell’animo e nella cultura umana come le radici, i rami, le foglie e i frutti dell’albero sul terreno circostante. Colossali patriarchi arborei, considerati fonte di vita, venerati come sacri dai tempi più antichi, materia che si plasma e, con femminea delicatezza, disvela presenze benefiche, punto di partenza dell’equilibrio ecologico. Un percorso che parte dalle radici, diventate per noi una metafora quotidiana, radici che spesso sono anche una sciocca bandiera politica, tanto discussa e, come dice Bettini, niente più che «immagine ingannevole ed escludente» frutto di un «processo di costruzione artificiale». Come alberi, ci ancoriamo al terreno con solida determinazione, ricercando la libertà con l’innalzamento del tronco e l’estensione dei rami verso la purezza dell’aria.
Il legno è e diventa, quindi, casa, nido nel senso più proprio del termine, diventa contenitore, come il legno dei telai, a proteggere opere d’arte, diventa nave, veliero, avventura e nei dettagli diventa rifornimento per pirati, legno per le gambe perse, scrigni e botti. E ancora ricordiamo il legno ubriaco d’acqua e di vita di rimbaudiana memoria, che poi, alla fine, ci regala l’immagine della barchetta di carta di un bambino, «leggera come una farfalla di maggio». Si torna alla carta, alla sua origine, e così alle parole. E ancora, «come matite, barattiamo legno per parole nuove», frase scritta, in un fil rouge regionale, da un professore udinese nel suo apotropaico flusso di frasi brevi, tweet, cinguettii, volatili parole appollaiate sul ramo. Con questo bagaglio carico di suggestioni, Avveduti 2018 sceglie il legno come tema, le sue essenze, le sue trasformazioni, il suo spaccarsi intimo, interno, invisibile, e la sua trasformazione costante e instancabile, operata nel tempo, atemporale e istintiva. Il legno che è materia prima degli oggetti più vari, nonché delle storie di ciascuno di quegli artigiani che, con dovizia, ne hanno accarezzato e plasmato le forme, come il carpentiere del più famoso Moby Dick, uomo di mille saperi, avvezzo al legno, che è anche barca, che è anche viaggio. Un legno che, in qualche modo, rappresenta un punto di incontro tra storie delle più disparate, lontani mondi uniti dalle stesse radici.
In un epoca di grandi velocità, qui sta il nucleo: nel fermarsi, tornare alla materia e cercare storie tra le venature del legno. O semplicemente ritrovare la postura eretta, prendere l’abitudine di camminare nei prati, respirare, dedicarsi al giardino. Ed è dal giardino che possiamo partire, luogo del quale siamo inconsciamente responsabili, decidendone anche l’abbandono apparente. Pia Pera, nel suo ultimo stanco libro, ci racconta la malattia che proprio al giardino avrebbe tolto le cure, l’attenzione e la mano amica, e questo giardino, guardiano e contemporaneamente figlio da accudire, ne avrebbe subito l’incuria e il decadimento, specchio del nostro passarci attraverso. Jean Giono dedica al legno uno dei suoi libri più belli, e Thoreau, in un regalarsi alla natura, muore dopo aver contato gli anelli di un albero. E se è di morte che si deve parlare, anche dopo il decadimento i rami caduti e i tronchi putrescenti offrono asilo alla più preziosa comunità vivente.
“Avveduti – facendosi legno per telai” si pone, allora, in dialogo con gesti antichi, come la ricerca del legno, la selezione degli alberi, l’utilizzo di rami abbattuti dalla furia del tempo. E nel gelo, non più nemico ma occasione di avvicinamento con sé stessi, «una fatica generosa e libera, uno sforzo tenace che lascia traccia», spaccare la legna per farne fuoco diventa momento di condivisione, primo elemento di una comunità, passo verso il dialogo. Ricorderemo così le serate passate in compagnia o in ossequioso rispetto, solitari mentre le fiamme lambiscono il legno, mentre tutto brucia, si trasforma e, lento, finisce in cenere.
03 – 31 marzo Nodo atelier
05 maggio – 02 giugno Eva di Silvestro
30 giugno – 28 luglio Gabriel Pacheco
01 – 29 settembre Dogma design
24 novembre – 15 dicembre Silvia Braida
Nodo atelier
dal 03 al 1 marzo 2018
Vasi e sculture in legno, nel dare nuova forma e vigoria ad alberi naturalmente caduti, trovati, dalla natura lievemente appoggiati, lavorati con saperi antichi, inserti di metalli, rifiniture che lasciano la materia a farla da padrone.
Eva Di Silvestro
dal 05 maggio al 02 giugno 2018
Delicate composizioni floreali di radici e rami, natura che si riappropria delle forme primordiali, guida istintiva ai movimenti delle mani, in dialogo con l’ambiente, nuova suggestiva nascita.
Gabriel Pacheco
dal 30 giugno al 28 luglio 2018
Gli anelli degli alberi stretti attorno al nodo come un labirinto, Icaro intrappolato tra le sue maglie, per sempre prigioniero delle sue origini. Opere tratte da “Icaro, nel cuore di Dedalo”, testo di Chiara Lossani, illustrazioni di Gabriel Pacheco.
Dogma Design
dal 01 al 29 settembre 2018
Gioielli scultura realizzati dall’intaglio del legno, delle radici, dei rami, nel dialogo tra materiali diversi, quali resina e metallo,
per indossare un’opera d’arte, un pezzo di legno che è costante rinnovamento.
Silvia Braida
dal 24 novembre al 15 dicembre 2018
Installazioni e sculture prendono vita partendo dall’idea che la natura ci avvolge come una seconda pelle, sottolineando l’importanza di ascoltarne il messaggio, tornando ad avere una relazione diretta con essa.