Marta Lorenzon . Alice

MARTA LORENZON
dal 08maggio al 02 giugno 2012
a cura di Chiara Moro

Il progetto proposto consiste in una serie d’illustrazioni raffiguranti Alice nel suo Paese delle meraviglie. Il taglio – o forse sarebbe opportuno parlare di “punto di Vista” – è atipico: il “viaggio” di Alice, dove l’Io si perde e dove non esiste alcuna regola se non quella della “metamorfosi”, non avviene in una realtà onirica o fantastica bensì nel nostro mondo quotidiano, tra le situazioni di ogni giorno; vissute attraverso i grandi occhi di un bambina prossima all’adolescenza.

“Al nereggiar dell’alba – nel lor giardino, in fretta,
tagliavano un pasticcio – l’ostrica e la civetta.”
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Bisognava ora mangiare i confetti; cosa che cagionò un po’ di rumore e di confusione, perché gli uccelli grandi si lagnavano che non avevano potuto assaporarli, e i piccoli, avendoli inghiottiti d’un colpo, corsero il rischio di strozzarsi e si dovette picchiarli sulla schiena.
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– Bagnata come un pulcino, – rispose Alice afflitta, – mi sembra che il tuo racconto secchi, ma non asciughi affatto.
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Era tempo d’uscire, perché lo stagno si popolava di uccelli e d’altri animali cadutivisi dentro: un’anitra, un Dronte, un Lori, un Aquilotto, ed altre bestie curiose. Alice si mise alla loro testa e tutti la seguirono alla riva.
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La vispa Teresa
avea su una fetta
di pane sorpresa
gentile cornetta;
e tutta giuliva
a chiunque l’udiva
gridava a distesa:
– L’ho intesa, l’ho intesa! –
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– Ti dovresti vergognare, – si disse Alice, – figurarsi, una ragazzona come te (e davvero lo poteva dire allora) mettersi a piangere. Smetti, ti dico! –
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Che curiosa impressione! – disse Alice, – mi sembra di contrarmi come un cannocchiale!
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Subito Alice pensò che la chiavetta appartenesse a una di quelle porte; ma oimè! o le toppe erano troppo grandi, o la chiavetta era troppo piccola.
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A un tratto si trovò accanto a un tavolinetto, tutto di solido cristallo, a tre piedi: sul tavolinetto c’era una chiavetta d’oro.
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“Lewis Carroll, quest’uomo che non avrebbe mai scritto il mirabile Alice se non avesse avuto il difficile privilegio di assistere alla catastrofe delle parole.”

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Ora, qui, per restare nello stesso posto, deve correre più velocemente che puoi. Se vuoi arrivare da qualche parte, devi correre due volte più veloce. (Alice attraverso lo specchio)
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«Se viceversa,» continuò Tweedledee, «così fosse, potrebbe essere; e se così non fosse, sarebbe; ma dato che non è, non si dà. È logico.»
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“Sono in quella fase della vita in cui, non essndo più solo miope, ma anche presbite, e non volendo andare in giro con una bottega d’ottico con me, sono sempre indeciso fra portare gli occhiali da miope e strizzare gli occhi per vedere meglio, e stare senza lenti e sentirmi poco dopo nella nebbia.”

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Sei capace a fare le somme?» chiese la Regina Bianca. «Quanto fa uno più uno più uno più uno più uno più uno più uno più uno più uno più uno?»
«Non so», rispose Alice. «Ho perso il conto.»
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Quando uso una parola», Humpty Dumpty disse in tono piuttosto sdegnato, «essa significa esattamente quello che voglio – né di più né di meno.»
«La domanda è», rispose Alice, «se si può fare in modo che le parole abbiano tanti significati diversi.»
«La domanda è,» replicò Humpty Dumpty, «chi è che comanda – tutto qui.»
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Alice rise: «È inutile che ci provi», disse; «non si può credere a una cosa impossibile.»
«Oserei dire che non ti sei allenata molto», ribatté la Regina.
«Quando ero giovane, mi esercitavo sempre mezz’ora al giorno.
A volte riuscivo a credere anche a sei cose impossibili prima di colazione.»
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http://undo.net/it/mostra/139346
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Aveva una o due volte data un’occhiata al libro che la sorella stava leggendo, ma non v’erano né dialoghi né figure, – e a che serve un libro, pensò Alice, – senza dialoghi né figure?
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Alice cominciava a sentirsi assai stanca di sedere sul poggetto accanto a sua sorella, senza far niente.
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Alice,  molto annoiata dallo studio e dalle regole che le vengono imposte, vede un giorno sbucare dallo schermo del suo computer un coniglio bianco.