Giulia Gasparini . fotografia, esperienza e cronaca di un luogo

GIULIA GASPARINI
dal 18gennaio al 11febbraio 2012
a cura di Chiara Moro

Non abbastanza consapevole per “fare l’artista”, ma ci tenta come può con la fotografia, per lei esperienza e cronaca di un luogo, momento di studio e perdita ma soprattutto un grande punto di domanda.

Una persona è scomparsa. Che se la sia inghiottita il mare? Forse se l’è inghiottita il bar. Girava di qui calciando un pallone rosa. Se ne cercano i resti. I cani fiutano. Qualcuno sicuramente sa, ma non sa che dire. Una pittrice inglese, a caccia di ispirazione, passa qui tutte le sere e crede di aver visto qualcosa. Un ultimo mercante ambulante cerca un improbabile affare. Un uomo curioso scava buche nella sabbia per riportare alla luce piccoli tesori. Resti umani, resti urbani, resti di notizia, resti come traccia. Ecco cosa rimane: un luogo in letargo e il passaggio di coloro che cercano.

Mirando e rimirando, pensai poco al bene che la vista mi recava.
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Saremo simili a questo detrito.
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Sono uno di quei derelitti condannati all’eterno riso ma incapaci di sorridere.
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Non si possono scoprire nuove terre senza accettare di perdere di vista la spiaggia per molto tempo.
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“Questi appunti sono al tempo stesso il mio ripiegarmi e il mio dispiegarmi, il mio fallimento e il mio aggiornamento. In mancanza di una parola certa, scrivo per mettere insieme tutte le mie voci”.
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Teresa in due metà, che colpisce le due facce del suo specchio cieco.
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Con il suo viso, i suoi abiti, i suoi gesti, con sì pochi elementi ho rifatto la storia di quella donna o, piuttosto, la sua leggenda, e qualche volta la racconto a me stesso, piangendo.
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Frammenti di piatti rotti usati per riempire le caselle nel muro.
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Pezzi di stella, pezzi di costellazione
Pezzi d’amore eterno, pezzi di stagione
Pezzi di ceramica, pezzi di vetro
Pezzi di occhi che si guardano indietro
Pezzi di carne, pezzi di carbone
Pezzi di sorriso, pezzi di canzone
Pezzi di parola, pezzi di Parlamento
Pezzi di pioggia, pezzi di fuoco spento
Ognuno è fabbro della sua sconfitta
E ognuno merita il suo destino
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Lapilli ed intemperanze: distanze.
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Presi un pugno di sabbia e glielo porsi, scioccamente chiedendo un anno di vita per ogni granello; mi scordai di chiedere che fossero anni di giovinezza.
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È bene quando il mare rumoreggia molto vicino, è bene quando le navi si toccano con i fianchi ingrossati, quando piove e il vento vola coi capelli sciolti –
allora anche l’uomo solo scoppia a ridere per qualcosa.
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Come un rantolio di siepi violate dalla pioggia.
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Di scarso valore souvenir, penne finite, radio senza pile e vestiti, vestiti come questa gonna buttata a terra.
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Le ceneri delle passioni
Promemoria per errori scordati
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Tronchi anneriti attorno a case dirute.
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Una nebbia ha distrutto così morbidamente il mondo, alberi esangui si disfanno in fumo, galleggiano ombre dove senti grida, insetti ardenti dispaiono in un soffio.
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Qualcuno sicuramente sa, ma non sa che dire.